domenica 30 marzo 2008

Fallimento

Passo. Io ci ho provato, ma non ci sono riuscita. La conversione finisce qua.
Doveva essere la soluzione, ma il regime a basso IG è durato sì e no due settimane. Nelle quali non ho perso un grammo.
Dopodiché, ho sì mantenuto alcune buone abitudini, ma assolutamente non sono riuscita a rendere naturale e abituale un tipo di alimentazione che fondamentalmente mi è estranea come concetto. Passata la fase di assatanamento iniziale, non mi è concepibile l'idea di calcolare cosa mangio in base a una strategia complessa a base di calcoli sui carichi glicemici: ho voglia di mangiare quello che mi va!
La cosa scoraggiante è che, come torno non dico a fare follie, ma a bere un po' di vino e a mangiare qualcosa che mi piace, ingrasso immancabilmente. Al ritmo implacabile di un chilo al mese.
Almeno ho imparato fare il pane con il lievito naturale. Son soddisfazioni. E la pasta di farro non è affatto male, tutto sommato. Resta da capire cosa diavolo me ne faccio delle penne rigate di segale. Dubito che al canile le accettino per il pappone.

domenica 23 marzo 2008

Il battesimo del Casatiello

Non lo avevo mai fatto prima (e neanche mai assaggiato). Così, per sicurezza, per il mio primo casatiello mi sono fatta aiutare dai miei prodi assistenti.


Per ricompensa, ne hanno voluto uno piccolo apposta per loro.

Alla fine erano molto provati, e non hanno fatto le solite storie per andare a letto.

giovedì 20 marzo 2008

Uova fritte incarpione


La saga del carpione prosegue. Pare che se uno comincia non si ferma finché non ha più niente in casa da carpionare. Temo che presto vedrete comparire quaderni in carpione, cuscini in carpione, pantofole in carpione.
Comunque, per Spalluzza che non ama le uova sode, ho fatto queste (divertendomi molto a fare le uova di quaglia al tegamino: sembrava la cucina dei nanetti).

18 uova di quaglia (o 6 uova di gallina, fate voi)
burro
olio
1 cipolla bianca grande
un bicchiere di aceto bianco
un bicchiere di vino bianco
salvia
sale
pepe

Friggere le uova nel burro e metterle in una ciotola stratificate facendo attenzione a non rompere i tuorli.
Nella stessa padella, aggiungere un goccio d'olio e far appassire le cipolle affettate. Quando sono morbide aggiungere l'aceto, il vino, la salvia, sale e pepe. Far sobbollire dieci minuti, e versare la marinata caldissima sulle uova. Dev'essere abbastanza per coprirle. Conservare in frigo un paio di giorni.

mercoledì 19 marzo 2008

Anniversario!


Questo posto compie un anno! Chi l'avrebbe mai detto...
Me ne sono accorta adesso. Non ho niente da mettermi!
Voi soffiate. Io esprimo il desiderio.
Grazie.

martedì 18 marzo 2008

Uova di quaglia in carpione

Quando ero ragazzina, mia mamma era convinta che io corressi il rischio di qualche terribile malattia reumatica, e mi faceva fare delle tremendissime iniezioni settimanali di non so cosa. Era un non so cosa di particolarmente doloroso, una polverina che richiedeva un siringone da cavallo, e ago di conseguenza. Per sottopormi alla cura (che ovviamente mi ha lasciato una eterna fobia per le iniezioni, essendo la mia persona un terreno fertilissimo per ogni tipo di fobie), andavo da una infermiera vicino casa. La quale, per aiutarmi a sopportare la tortura, aveva trovato un sistema infallibile. In casa teneva due quaglie. Così, da compagnia. Erano uccellini bellissimi, grassocci e molto domestici. Mi permetteva di tenerne una, mentre mi punzecchiava: con quell'animaletto caldo, morbido e fragile in mano, restavo immobile per tutti i minuti necessari al tormento, e mi consolavo anche parecchio.

Le uova di quaglia, tipico acquisto compulsivo pre-pasquale, l'altro giorno le ho messe in carpione: le ho fatte sode, e mentre le sgusciavo ho fatto appassire in tegame una cipolla bianca affettata. Poi ho aggiunto un bicchiere di aceto bianco e uno di vino bianco, abbondante dragoncello, sale e pepe in grani. Ho fatto sobbollire dieci minuti, e ho versato la marinata bollente sulle uova.
Dopo due o tre giorni di frigo, tolte dalla bagna, sono pronte per essere servite insieme agli altri antipastini, o all'aperitivo.

giovedì 13 marzo 2008

Coste in fricassea


Uno dei sistemi per farmi piacere qualunque cosa , a parte quello di impanarla e friggerla, è quello di farla in fricassea.
La salsina di uovo, prezzemolo e limone riesce a rendermi attraente persino le coste di bietola, ed ecco la ricetta che opera ogni volta 'o miracolo (che Marina gentilmente mi cede senza diritti, nevvero?).
Ricetta che la massaia avveduta apprezzerà non solo perché è buonissima, ma anche perché permette di utilizzare tutto quel bendiddio che avanza quando pulite la bietola per usare le foglie.

• coste di bietola
• 1 cipolla piccola
• 1 tuorlo d'uovo freschissimo
• 1 limone
• prezzemolo
• parmigiano
• olio

Affettate finemente la cipolla e fatela appassire in una padella con poco olio.
Aggiungete le costine di bietola lavate e tagliuzzate, salate leggermente e fatele cuocere coperte, a fuoco basso, finché non saranno tenere, aggiungendo un goccino d'acqua ogni tanto, se occorre.
Nel frattempo mescolate in una ciotola il tuorlo d'uovo con il succo di un limone, il parmigiano, sale, pepe e abbondante prezzemolo tritato molto fine.
Versate il tutto sopra le bietole e mescolate un pochino, lasciando cuocere ancora un minuto a fuoco dolce.

il Pomelo

Beccatevi questo (nella foto, accanto a un limone). Il frutto più inutile della terra.
Ma figuriamoci se io me lo lascio scappare, quando al mercato mi trovo al cospetto di una specie di pompelmone grosso come un pallone da rugby, che si rivelerà altrettanto insapore.
Il venditore mi giura che sa di mela. Sarebbe disposto a dichiarare qualsiasi cosa, ne ha una tonnellata ancora da smaltire alle tre del pomeriggio. Chissà quante belle vitamine - penso io - e me lo porto a casa.
Giace ormai da sabato scorso in frigo, in attesa che la muffa mi autorizzi a liberarmene.
Come vedete, la mia tavola è tragicamente deserta di argomenti, questa settimana. E non solo quella.

L'immenso Altan così faceva dialogare due omini immersi nel mare fino alle ginocchia:
"Le sue mutande sono logore e consunte" diceva uno.
"Vedesse i coglioni che ci sono dentro..." rispondeva l'altro.

Ecco.

lunedì 10 marzo 2008

Pane con farina bigia

Rinfrancata dalla pausa di ieri sera (coniglio in salsa con riso Gange, e una intera bottiglia di Vermentino): una cena umana e finalmente soddisfacente che mi ha rimessa al mondo, mi sento pronta a fare rapporto sulla panificazione arci-bio dei giorni scorsi.

Il pagnottone è di farina bigia, che ho comprato in Svizzera. Il pane bigio, insieme al pane cafone, è tra i miei preferiti in assoluto. La farina bigia è una farina semi-integrale, ottenuta dopo l'estrazione della farina bianca. Non contiene più il germe del chicco, ma ancora circa il 10% dell'involucro esterno; ha un colore beige rosato, e un sapore molto ricco. Naturalmente il mio pagnottone non è all'altezza di quello che mangio in Engadina, ma il sapore non sfigura affatto.

Come lievito ho usato il mio sourdough starter di farina integrale, rinfrescato due volte con la farina bigia.
Ho seguito ancora questa ricetta qua, con questi tempi:

• Ho fatto due rinfreschi del lievito a pari peso, a distanza di 4 ore uno dall'altro (ovvero subito dopo il picco di lievitazione, che in questo caso è stato raggiunto molto rapidamente)
• Ho impastato la biga dopo altre 4 ore, e l'ho lasciata lievitare 5 ore, poi l'ho messa in frigo per la notte
• Il giorno dopo ho fatto l'impasto, l'ho fatto lievitare 3 ore, poi l'ho piegato e l'ho messo a lievitare di nuovo nel cestino per 2 ore, e ho cotto il pane per un'ora circa.

Non sono esperta, ma mi sembra che questo lievito agisca molto rapidamente rispetto a quello che ho letto in giro. Mentre sulle dosi seguo strettamente la ricetta originale, per i tempi mi regolo del tutto empiricamente: osservo, e quando mi pare che l'impasto abbia raggiunto il volume e la consistenza giusta, procedo con il passaggio successivo. Prendo appunti, per capire che differenze ci sono tra gli impasti fatti con le diverse farine che sto usando.

venerdì 7 marzo 2008

Zuppa di zucchini e avocado


Ogni tanto succede anche a me di improvvisare queste cosine chic, che fanno tanto MarieClaire. Non arrivo a fotografarvele nei bicchierini - ho ancora qualche residuo di ritegno - ma potrebbero benissimo starci.
Stasera in tavola una crema fresca e vellutata, in versione rigorosamente a basso IG.

Zuppa tiepida di zucchini e avocado
ovviamente per due persone:

• tre zucchine chiare
mezzo avocado morbido e maturo
uno spicchio d'aglio fresco
mezzo limone
tabasco
sale
olio extravergine fruttato

Fare a pezzetti le zucchine, metterle a cuocere in poca acqua salata. Portare a cottura (circa 20 minuti). Fare una dadolata con 1/4 dell'avocado e conservarla spruzzata con qualche goccia di limone, l'altro quarto metterlo in pentola insieme allo spicchio d'aglio. Frullare con il frullatore a immersione finché il composto sarà perfettamente liscio. Spegnere il fuoco.
Aggiungere il succo di mezzo limone, e servire tiepido con i dadini di avocado, uno spruzzo di tabasco e un giro d'olio.
Io mi sono accontentata così. Ho però sentito la mancanza di qualcosa di croccante, per cui penso che, omettendo il limone e usando dell'olio al peperoncino invece del tabasco, ci starebbero benissimo dei crostini di pane tostato (in questo caso addio basso IG). O meglio ancora dei pinoli appena soffritti.

domenica 2 marzo 2008

Dettagli

Ho prodotto il mio primo pane di (quasi) segale con il sourdough starter. Sarebbe anche venuto benino (circa due giorni di lavoro, ma tanto qua abbiamo tutto il tempo del mondo da sbatter via), se solo mi fossi ricordata di metterci il sale. Maledizione.
Ci sono giorni in cui il minimo fallimento è intollerabile, e giustifica compensazioni estreme. O forse ci si procura i fallimenti per giustificare l'estremo desiderio di compensazioni?
Comunque sia ho fatto saltare il tappo a una bottiglia di Serprino, e come se non bastasse dopo ho fatto fuori almeno quattro quadretti di cioccolata. E non sono ancora soddisfatta. Compensata? Pochissimo.