sabato 19 luglio 2008

Susine miracolose

La mia vita, come sapete, è molto avventurosa. Piena di eventi, persone, viaggi, nuove esperienze. Sul serio, piena zeppa. Una cosa frenetica, proprio.
Ieri, per esempio, mi sono recata al super, dove vado da vent'anni. Ormai ho quello che chiamo "il giro del ciuco": potrei fare la spesa a occhi chiusi, e in completo stato di trance. In effetti, in genere è così che succede, e così era anche ieri. Ma, mentre infilavo senza illusioni melanzane di plastica e pomodori insapori nelle bustine, i miei sensori hanno improvvisamente rilevato una scia di molecole odorose anomale. Blink! Blink! Blink! Allarme rosso! Segnalata presenza non prevista di cose vive! La maialina da trifola che è in me ha prontamente reagito, e ha puntato il grugno con decisione sull'usta, giungendo a un angoletto dove giacevano alcune scatole di plastica contenenti delle susine. Che susine! Piccole come olive, un po' ammaccatelle, ma il profumo che emanavano, nonostante la plastica, è stato capace di commuovermi. Tenero, dolce e maturo, un profumo di frutti appena staccati dal ramo. Non vi dico la quotazione, perché preferisco non ricordarla. Susine dalmassine, c'era scritto sull'etichetta. Non so come sia potuto succedere, cosa sia sfuggito al meccanismo perfettamente oliato della catena che porta la frutta acerba e disinfettata dall'albero al deposito, dove giace per mesi prima di comparire sul banco del punto vendita; ma queste susine non avevano visto neanche da lontano una cella frigorifera, ne sono certa. E forse neanche dei pesticidi. Ora vado a informarmi su cosa sono, perché non le ho mai sentite prima, e da dove arrivano. Nel frattempo, me le mangio come caramelline, e scopro che il loro profumo poderoso e delizioso ha il potere di risvegliare emozioni olfattive giacenti nel mio sistema limbico: l'odore del picciòlo del pomodoro quando lo stacchi dalla pianta, caldo di sole. L'odore della foglia di fico, quando ti arrampichi per raccogliere. L'odore dei meloni, nel carrettino che ci portava la frutta in campagna, e che si sentiva da lontano. L'odore del fieno. L'odore fresco dell'orto quando lo bagnavo la sera. Un'orgia, praticamente. Sob.


Proseguendo verso il banco del pesce, che di solito non considero, mi sono soffermata a valutare l'acquisto di due moscardini, che parevano a un prezzo accettabile. Mi si avvicina una signorina paffutella e trafelata, con in mano una confezione di code di mazzancolle.
- Scusi, posso chiederle una cosa?
- ...
- Queste sono già cotte, vero? Devo solo riscaldarle, no?"
Esamino le mazzancolle, palesemente crude. Poi esamino la signorina, palesemente cruda anche lei, e decido per una volta di non essere antipatica:
- No, queste sono pulite ma crude, le deve cucinare.
- Ah, perché avevo in mente di fare una pasta con gamberi e zucchine...
- Buona.
- ...
Non sembra avere molta idea del procedimento.
- Be', prima fa saltare le zucchine, poi ci aggiunge queste, che devono cuocere solo pochi minuti.
E aggiungo generosamente:
- Poi se magari ci mette anche un pizzico di curry, a me piace, trovo che ci stia bene.
Sorride e si allontana. Poi torna verso di me.
- Io avevo pensato allo zafferano, mi pare più elegante.
- Ottima idea, buono anche quello.
- Sa, è una cena galante (sorriso), e volevo una cosa un po' elegante.
Ottenuta l'approvazione sullo zafferano, tutta contenta corre via.

Non le ho additato i fiori di zucca, a pochi passi, perfetti per completare la sua pasta elegante. Non le ho neanche suggerito che se invece della pasta ci metteva dei tagliolini all'uovo, l'eleganza sarebbe aumentata vertiginosamente.
Non l'ho fatto per pura invidia, credo. L'ho pensata, però, ieri sera, con molta tenerezza.
Sob.
Sob.
Sob.

giovedì 17 luglio 2008

Come va?

Stasera ho cenato alle sette e mezza, con uova strapazzate al bacon, e Coca Cola Light.
Va così.

lunedì 7 luglio 2008

Per un pugno di fagiolini



Virtuosamente mi compro i fagiolini. Virtuosamente li pulisco e li faccio lessare. Virtuosamente me li propongo in tavola a pranzo e a cena, ma proprio non mi vanno.
Di solito il polpettone di fagiolini nasce da una storia così, e si fa con le patate.
Invece ho fatto queste polpettine con la ricotta, che mi son piaciute molto, e hanno convinto l'infante capricciosa che è in me a mangiare la verdura.
  • Una manciatona di fagiolini lessati
  • 200 gr ricotta di mucca piuttosto solida, e di ottima qualità
  • 1 uovo
  • parmigiano grattugiato
  • prezzemolo
  • pepe
  • sale
Per accompagnare:
  • Salsa leggera di pomodoro e basilico
Tritare i fagiolini in modo che restino un po' di pezzetti. Insomma: non frullarli nel robot e ridurli a purea, per chiarire. Amalgamare con gli altri ingredienti, e formare delle quenelle con l'aiuto di due cucchiai. Spruzzarle leggermente di olio e cuocerle in forno per una ventina di minuti, e poi accendere il grill per farle dorare, girandole delicatamente in modo che prendano colore su ogni lato. Preparare una salsina leggera e poco cotta di pomodoro fresco, profumata di aglio e basilico. Servire tiepide.

domenica 6 luglio 2008

La mia gatta



Oggi è un anno che la mia Micia mi ha lasciato.
Il ricordo di lei, che è stata la mia compagna dilettissima per 17 anni e due mesi, è ancora, e mi sa che lo sarà per sempre, presente in tutti i miei gesti quotidiani; la mancanza che sento non si affievolisce neanche un po', mentre passano i giorni e i mesi.

Prenderò un altro gatto. Certo! Naturalmente. Ho bisogno di un altro gatto. Ho anche voglia, sanamente, di un altro gatto. Mi trastullo con l'idea della gioia grandissima che proverò quando avrò di nuovo per casa un gattino, tutto nuovo, con i suoi leggiadri, personali incanti. Ma pur desiderando rimando, e ancora non agisco. Succederà, mi dico, quando deve succedere. Arriverà un giorno il mio prossimo gatto, non so ancora per quali vie, ma saprò che è quello, proprio quello lì, diverso da ogni gatto che quotidianamente fantastico.
Ma forse son balle.
Forse questa esitazione è fatta anche di paura per il ripetersi della sofferenza - che è stata davvero tanta - della lunga malattia, lo strazio infame che abbiamo vissuto prima della fine, l'orrore del decidere l'eutanasia, a un certo punto indispensabile.
Sono diventata vigliacca.
Ciao Micia, ti penso sempre, e il mio ricordo della nostra vita insieme è sempre bello.