mercoledì 18 febbraio 2009

Variazioni sul finocchio

I finocchi mi hanno salvato la vita in questo miserabile inverno dietetico. Però ero davvero stufa di rosicchiarli crudi (per quanto, alle tre del mattino, in preda agli attacchi di fame, benedetto sia il rosicchiare).
Ho recuperato stasera una ricetta che un tempo facevo spesso, e poiché è un accostamento di sapori inusuale e molto azzeccato, ve la passo. Magari scrivendone mi viene anche voglia di mangiarli, chissà. Che veramente, ma proprio veramente, al momento mi farei una pizza.
Finocchi allo zafferano
  • 2 grossi finocchi
  • 20o gr polpa di pomodoro
  • 1 cipolla bionda
  • 1 spicchio d'aglio
  • 2 cucchiai d'olio extravergine
  • 1 bustina di zafferano (se avete i pistilli, meglio)
  • un pezzetto di buccia di limone
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • sale e pepe
Affettare la cipolla a velo, sbucciare e schiacciare l'aglio. Farli appassire dolcemente in una padella con l'olio, unire la polpa di pomodoro. Salare, pepare e cuocere una decina di minuti. Nel frattempo dividere in 8 spicchi i finocchi e sbianchirli in acqua salata (o nel micro, dico io).
Aggiungere al sugo lo zafferano, la scorza di limone a filettini e il vino bianco. Quando riprende il bollore aggiungere i finocchi, coprire e far andare a fuoco dolcissimo per una ventina di minuti. Controllare il sale. Servire tiepidi.
La ricetta è di Annalisa Barbagli "La cucina di casa" del Gambero Rosso. Libro che non smetterò mai di consigliare. La foto è orrenda, sembrano dimenticati da una settimana fuori dal frigo, ma questo dice solo che le foto rispecchiano lo stato di chi le scatta, c'è poco da fare. Dio, cosa non farei per una pizza. Margherita, con tanto fiordilatte, cornicione basso e bruciaticcio.

lunedì 9 febbraio 2009

Arturo, lo spremilimoni del futuro

Avevo sentito parlare di Arturo* da una amica qualche tempo fa, ed è immediatamente diventato un oggetto del desiderio. Pare che la dimostrazione nei mercati di paese riesca a radunare folle che neanche l'apparizione di Paris Hilton in mutande.
Ma se la metropoli in cui abito mi fornisce praticamente qualsiasi ingrediente del globo, dal lemongrass fresco alla carne di bufalo, non è ahimè una piazza inserita nei circuiti commerciali di Arturo. Quindi mi ero rassegnata a bramarlo e guardarlo via Youtube.



Fino a stamattina.
Perché stamattina è arrivata la postina e mi ha consegnato una bustina contenente... ebbene sì.
Grazie a questo mirabolante e inatteso regalo oggi mi sento realizzata, come essere umano e come massaia. Corro a comprare una caterva di limoni.

*Se qualcuno non se ne fosse accorto, il nome presenta altissimi riferimenti letterari. E non credo che siano involontari. "L'isola di Arturo" di Elsa Morante infatti, ovvero Procida, è la patria dei limoni più buoni dell'universo.