venerdì 27 giugno 2008

Tortino Andino


Incredibile! Mi sono resa conto, scrivendo la ricetta precedente, che non vi avevo mai parlato del Tortino Andino. Malissimo! Rimedio subito. La ricetta è, se non ricordo male, presa anni e anni fa dalla rubrica sul Venerdì di repubblica di Chef Kumalé: ma non ne ho la certezza, perché quando copio le ricette nel mio database spesso mi dimentico di riportare la fonte. Errore, perché così spesso non so chi ringraziare, e neanche a chi chiedere lumi se non mi ricordo qualcosa...
Comunque: il Tortino Andino è diventato uno dei miei piatti freddi delle feste. Mi piace da matti, ed è molto bello da portare a tavola. Però mi fa anche un po' tristezza, perché è legato a una persona che ho amato. E per la quale, anche se gli voglio sempre bene, ahimè ora non cucino più.
  • 1,5 Kg patate
  • 1/2 kg gamberi
  • 2 limoni spremuti
  • 2 pomodori ramati maturi
  • prezzemolo
  • 1 uovo
  • maionese
  • olio
  • aceto
  • sale
  • chili
Lessare i gamberi e sgusciarli. Lessare le patate, sbucciarle e passarle nello schiacciapatate. Lavorare l'impasto ottenuto aggiungendo il succo di limone, qualche presa di chili e aggiustare di sale. Sistemare quindi un primo strato d'impasto all'interno di una pirofila circolare, leggermente unta d'olio. Adagiare le code di gambero sminuzzate e condite con abbondante maionese. Stendere un secondo strato di impasto e procedere con i pomodori pelati, privati dei semi, fatti a pezzettini, (attenzione a far sgocciolare molto bene l'acqua) e conditi con prezzemolo tritato, olio, sale, uno spruzzo d'aceto e poca maionese. Concludere con un ultimo strato di patate, pressare bene il tutto e mettere in frigo un paio d'ore. Rovesciare su un piatto da portata, decorare con spicchi d'uovo sodo e riccioli di maionese.

Quaranta gradi all'ombra 1

Passare dalla polenta e camoscio al gazpacho in meno di una settimana qualche scompenso lo produce. Oggi ho acceso il forno per fare un masticone di zucchine, ma sono pazza? No, però in effetti sragiono un po', e mi sono resa conto troppo tardi dell'idiozia del gesto.
Comunque, già che in cucina si navigava nel torrido, ho pensato bene allora di lessare quattro patate per fare questo tortino freddo peruviano, che poi è circa la versione povera (e probabilmente più verace) del Tortino Andino. Io l'ho leggermente ibridato con quest'ultimo: nella ricetta originale le patate non sono condite con limone e chili, e non c'è ombra di cetriolini.
Tortino peruviano di patate e tonno
  • 4 patate lesse grandi come un pugno (mio)
  • 1 scatoletta da 160 gr di tonno al naturale (possibilmente trancio, e di ottima qualità, non quella poltiglia dolciastra stomachevole che esce dalle scatolette normali)
  • 3 gambi di sedano
  • 1/2 cipolla rossa, o 1 cipollotto fresco
  • 2 cetriolini sottaceto
  • 4 cucchiai di maionese
  • 1/2 limone spremuto
  • 1 pizzico di chili in polvere
  • capperi per guarnire
Lessare le patate, sbucciarle e passarle nello schiacciapatate. Lasciarle intiepidire e condirle con il peperoncino e il limone. Fare un trito grosso con il sedano, la cipolla e i cetriolini, unirlo al tonno e condire con sale e maionese quanto basta per amalgamare bene.
Ungere una terrina rettangolare (dimensioni 20 x 15 circa), fare uno strato con metà delle patate e pressare bene. Aggiungere sopra il composto di tonno e distribuirlo uniformemente, facendo attenzione che non fuoriesca dai bordi. Coprire con le restanti patate, compattare bene il tutto e mettere in frigo per almeno un paio d'ore.
Al momento di servire, rovesciare il tortino su un piatto da portata, con un coltello affilato e bagnato inciderlo a rombi, e guarnire ogni rombo con un cucchiaino di maionese e un cappero.
(La foto? Non posso, adesso: deve stare in frigo fino all'ora di cena. Vi toccherà aspettare stanotte).

martedì 17 giugno 2008

Bracioline verdi

Spessissimo, da raffinata intenditrice quale sono, mi capita di mettere insieme la cena esclusivamente sulla base di quello che mi va. E altrettanto spesso la somma di quello che mi va non ci azzecca assolutamente niente, e produce un discreto guazzabuglio di sapori del quale io godo lo stesso, alla faccia dell'ortodossia delle regole del menu.
Ieri sera, per esempio, mi andavano le bracioline verdi (che sarebbero quei birignaccoli orrendi nella foto); e poi mi andava una pannocchia di mais dolce la burro e paprika. La pannocchia l'ho comprata per far assaggiare il mais fresco alle mie cocorite, che ormai si sono lanciate negli assaggi sfrenati. Quindi a me ne è toccata una sola, e ai pennuti tocca quella cruda. Insomma, dicevo, le bracioline verdi sono una ricetta che adoro e della quale non so più chi ringraziare, perché quando l'ho copiata nel mio archivio non mi sono segnata l'origine. Chiunque sia, sappia che sono entrate nella mia cucina e ci sono rimaste intrappolate per sempre.


Si fanno così:
  • 150 gr di carpaccio di vitello tagliato a fettine piccole
  • 30 cent di prezzemolo (quotazione milanese in data odierna): che equivale a circa il doppio di quello che riterreste ragionevole mettercene
  • 4/5 cucchiai di parmigiano o grana grattugiato
  • la buccia di mezzo limone
  • 1 spicchio d'aglio
  • olio extravergine
  • sale
  • pepe
Si mette tutto tranne le fettine nel mixer e si riduce in crema, con l'aiuto di abbondante ma non esagerato olio.
Si schiaffa una fettina sulla mano sinistra (per i destrorsi) e ci si spalma sopra uniformemente un cucchiaino o due di ripieno. Con agile mossa della mano destra si arrotola la fettina (se avete seguito un corso da sigarai a Cuba, sarete senz'altro facilitati).
Poi si mette un po' di salsa sul fondo di una pirofila, si allineano strette strette le bracioline e le si cosparge con la salsa rimanente. Si inforna a 180° per mezz'oretta. Bisogna tener pronta una discreta quantità di pane per fare scarpetta.

Adesso che ci penso, la ricetta dev'essere del sud, perché al nord questi si chiamerebbero involtini, qua da noi per bracioline si intende tutt'altro. Potrebbe essere pugliese?

venerdì 13 giugno 2008

Bag-in-box

Packaging ecologicamente ed economicamente virtuoso che il mio vinaio adorato mette a disposizione, e che io uso con grande contentezza. La scatola si compra una volta sola e si riusa, inserendoci le buste successive; non si butta via vetro; si risparmia un sacco di spazio. La busta ahimè non si può riciclare, ma mi sembra che più di così proprio non si possa fare.
Ogni busta contiene 3 litri (4 bottiglie esatte). Volendo potete metterla in frigo così com'è, senza neanche la scatola, e spillarvi l'occorrente al bisogno.

http://www.la-vineria.it/

mercoledì 4 giugno 2008

Frutteto e pollaio

Insomma, qua si lamentano tutti. Tavola deserta, zero ricette, ospiti abbandonati a se stessi con tristi avanzi di cambusa. Verranno tempi più conviviali.
La mia condotta alimentare, in questo periodo, è di pura routine: per questo non compaiono cose nuove. Non ne faccio. Mangio spesso le mie cose preferite, che mediamente ho già pubblicato, quindi non ho motivo di parlarne. Non ho voglia di occupare la testa con la cucina, tutto qua.
Ma mi verrebbe da dire: chi lo ha mai detto che questo era un blog di cucina? Non lo è. Non lo è mai stato. All'inizio non pubblicavo neanche le ricette, poi siete stati voi a chiedere e allora l'ho fatto, ma come sapete qua dentro non c'è niente di che, da quel punto di vista. Ogni tanto invento qualcosa che mi riesce e lo condivido, più spesso faccio cose che ho trovato altrove e mi son piaciute.
L'idea di base era di intrattenere - fondamentalmente me stessa, ed eventualmente chi passava di qua - in quell'oretta sospesa, di fame assoluta e di relativa solitudine, che va dall'imbrunire all'ora di cena. Momento critico nella mia giornata, in cui tutto il mio essere assume le fattezze e il sentimento del Bracchetto con la ciotola in bocca. Di blog di cucina veri, belli, creativi e a volte anche professionali, è pieno il mondo.
Ma parlare del mangiare mi è sempre piaciuto. A me piace raccontare della mia cena domestica, e soprattutto mi piacerebbe sentir raccontare delle altrui ciotole, in un afflato che per un momento mi fa sentire parte del mondo là fuori, dal quale vivo esageratamente appartata.
Ciò detto, stasera in tavola ci sarà un sano, semplice pollo arrosto (curioso: non ricordo di averne mai cucinato uno), e dell'insalatina dell'orto che viene fresca, o per meglio dire fradicia, dato il tempo, dalla Toscana.
Dalla campagna dei miei vengono anche le clamorose sei uova regolamentari delle loro galline stra-coccolate, e un pugno di ciliegie salvate dal diluvio. Parco ma delizioso mangiare, che dedico a chi apprezza le cose semplici e buone.

(Linda ha avuto in dono dei rametti freschi di salice, nocciolo e melo, che hanno sostituito i posatoi anonimi della sua gabbietta. Così mette le sue buffe zampette a quattro dita su qualcosa di legno vero, almeno, e si diverte a scortecciarli).