martedì 27 novembre 2007

Fondue di mare



Le streghe si sono riunite da tutti gli angoli del nord Italia per l'annuale crapula. Speriamo l'anno prossimo di riuscire ad avere con noi le neoelette ligure e trevisotexana, e la delegata autosegregata del salernitano: ci sono mancate.
Un seminario sull'amicizia, più che un sabba. Un simposio di femmine toste, impavide e gaudenti. Il mio personale festeggiamento che vale per Natale e Capodanno e Ferragosto e Befana messi insieme.
La fondue di mare l'avevo assaggiata l'anno scorso al ristorante MURTARÖL di Plaun da Lej, sulla riva del lago di Sils, in Engadina. Se avete una bottiglia di Pouilly-fumé, è la morte sua. Peccato che io me la sia dimenticata in frigo, e siamo andate avanti a prosecco senza rimpianti.

Ingredienti
- code di: astice, scampi, gamberoni imperiali, gamberi grigi, gamberetti, gamberucci, insomma, avete capito: crostacei pregiati
- coda di rospo
- filetto di salmone
- filetto di tonno
il tutto possibilmente di assoluta perfezione. Il nostro pesce lo era, grazie al marito della parrucchiera.

per il court bouillon:
carota, pochissimo sedano, porro, prezzemolo (con gambi), pepe in grani, lisca di coda di rospo o di altro pesce delicato, qualche corazza di crostaceo.

per accompagnamento: la maionese è imprescindibile, poi tutte le salse che vi vengono in mente. Noi abbiamo fatto: maionese al cury, salsa di sedano rapa, salsa soffice di finocchio, yogurt all'harissa, e ci siamo dimenticate l'all-i-oli e la panna acida al rafano, perché stavamo occupandoci della torta.

per contorno:
verdure (fagiolini, sedano rapa, quello che vi aggrada), patatine novelle
riso patna (tutto al vapore). Noi avevamo ancora i blinis dell'antipasto di salmone, e ci sono bastati.

attrezzatura: fornelletto da fonduta (rechaud)
cestini di rete metallica con manico lungo.

Preparare il court bouillon con le lische, le verdure e gli odori.
Togliere le teste ai crostacei, e sgusciarli lasciando solo la codina.
Tagliare a bocconcini la polpa dei pesci.
Disporre tutto, possibilmente con cura estetica, su un piatto da portata o su un bel vassoio.
Idem per le verdure e il riso, su un altro vassoio.
Mettere il brodo caldo nel rechaud acceso, al centro della tavola.
Ognuno prende un bocconcino, lo mette nella apposita retina e lo lascia cuocere per qualche minuto, intanto beve il vino e chiacchiera, poi si accorge che non sa più qual è il suo e si pappa quello del vicino, dopo averlo intinto in una salsina. Poi si litiga.
Finito il pesce, si serve il brodo in tazza, magari dopo averci buttato dentro degli spaghettini di riso cinesi.

venerdì 23 novembre 2007

Oooops!

È sparito un post. Che caso! Proprio quello di ieri. Ma guarda un po'.
Si vede che nottetempo è passata la sorella seria di Esmeralda (che, si sa, è parecchio frivola e scostumata), e ha fatto piazza pulita delle sbavature autobiografiche fuori luogo.
Ma i vostri commenti me li ha tenuti da parte, però. Grazie.
Domani è un altro forno!

mercoledì 21 novembre 2007

Kefir



Insomma, io avevo giurato che mai e poi mai mi sarei resa responsabile di una progenie, neanche sotto forma di muffe e bacilli. Mi sono opposta fieramente alla schiavitù del lievito madre, mi astengo dalla moltiplicazione dello yogurt, il mio senso dell'accudimento ne ha avuto abbastanza con 17 anni di gatta convivente. Ma quelli erano Pacs, non conta.
E adesso eccomi qua che esco in pigiama la domenica all'alba per comprare il latte, scaldo il biberon ogni mattina per nutrire il pargolo, vivo il ciclo dell'ansia e del sollievo quando constato che il miracolo della replicazione dei fermenti si è prodotto con successo ogni giorno. Che Essi sono ancora vivi.
Per fortuna non sono miei. Sabato si sistemeranno nella loro nuova famiglia ed io ritroverò la serenità. Essere zia è bellissimo.

domenica 18 novembre 2007

I cachi sono imprescindibili



Nella mia casa n° 2, nella metropoli, c'era un giardino. Tutto nostro. C'erano tre fichi neri e un fico bianco, due tigli immensi davanti e uno immenso dietro, la pergola con l'uva fragola, una Forsizia, le ortensie, un ciliegio da fiore, svariati altri arbusti ornamentali e non. E poi un po' di orto urbano, naturalmente. E c'era un caco.
Il caco è un albero che mi sta molto simpatico. Ha una bella forma, e poi a novembre, quando il mondo si spoglia e tutto ormai sembra perduto, lui matura questi meravigliosi (e mega-vogliosi) lampioncini arancioni.
Si vede che il nostro caco era particolarmente segnaletico, perché era la base operativa di raccolta degli storni. Una mattina grigia di svegliavi, e loro erano lì, a centinaia, strillando e spintonandosi sui rami per accomodarsi tutti. Un casino bestiale. Si sbeccacciavano tutti i cachi, li assaggiavano uno per uno con estrema maleducazione e li facevano cadere producendo per terra una poltiglia viscida impossibile da rimuovere, con gran gioia di mia mamma; poi, belli rimpinzati, migravano. Noi mangiavamo i pochi che avevamo previdentemente tirato giù prima e messi a maturare in cantina, in previsione del raduno aviario.

Ieri sera, verso le otto, nel freddo e nel gelo, passavo in motorino davanti alla Slunga. Consapevole di non avere derrate in casa per la cena, mi son decisa a derogare alla mia ferrea regola di non fare mai la spesa di sabato, e ho compiuto l'eroico sacrificio.
La prima cosa che c'era in mostra erano delle vaschette di cachi maturi. Da sei pezzi. Proprio lì, accanto all'ingresso. Una vaschetta da sei cachi, quando hai il casco in una mano e il cestino della spesa nell'altra non è esattamente un oggetto maneggevole. Se li metti in fondo al cestino, come prima cosa, e poi ci aggiungi sopra tutto il bendiddio che comprerai, alla cassa ci arrivi con la poltiglia viscida di cui sopra. Ma io ai primi cachi non resisto. Per cui imbraccio la mia vaschetta tenendola in mano e arranco lungo le corsie, con il cesto via via più pieno e pericolante, spettinandomi e sudando e sgomitando e spintonando. La mia meta era il banco del pollo arrosto, perché (e che nessuno si permetta di commentare) avevo voglia di quel meraviglioso galletto ormonato e gommoso al glutammato - e proprio di quello - per cena.
Apro praticamente col naso lo sportello dei polli pronti, quando sento echeggiare il mio nome alle mie spalle.
Paralisi.
Mollo il pollo della vergogna, mi giro e vedo una mia ex collega. La più gnocca dell'agenzia dove lavoravo più di vent'anni fa, per la cronaca. Colei che mi subentrò quando venni mollata dal moroso di quei tempi. Lei giocava a tennis, era bravissima sul lavoro e molto prestigiosa, oltre che alta e boccoluta. So da voci che in questi anni ha avuto un grande successo nella carriera, si è sposata con uno ricco e fico e anche simpatico, eccetera eccetera.
La guardo: radiosa. Perfetta. Magra. Ben vestita. Tiene con il mignolo un pacchettino argentato della salumeria che, lo so, contiene giusto un tre etti di San Daniele e un cicinìn di cocktail di scampi. Il resto lo ha caricato sul suv il filippino. E cazzo, mi ha riconosciuta!
Le tendo un gomito, consapevole della mia mano destra grondante cachi, della mia pettinatura da casco, del mio abbigliamento che è uno sciantoso mix tra lo stile Pony Express e il New Caritas.
Mi guarda a lungo e mi dice che mi trova benissimo (!), poi aggiunge: "Certo, i cachi sono imprescindibili". E veleggia verso il reparto cosmetici.
Resto là a riflettere un momento su questa verità cosmica. Alla fine posso solo addivenire al fatto che sono d'accordo con lei, anche se brucio ancora di vergogna. L'onestà morale sopra a tutto.
Recupero il pollo e carico tutto sul motorino, i cachi bene in cima, e corro verso il mio prossimo appuntamento: missione recupero di una vaschetta di fermenti da Kefir vivi provenienti da Istambul, contrabbandati da una amica per un'altra amica. Farò loro solo da balia, ma è un compito di responsabilità che mi onora.
Prossimamente su questi schermi, se sopravvivono.

(Nella foto il più intero dei cachi che è arrivato in casa)

mercoledì 14 novembre 2007

"Mangeranno le brioches!"



Non vorrei remenarla su cose già ampiamente lamentate in altre sedi, però stasera ho comprato un panino.
Uno.
Peso: 100 grammi.
Un panino normale, va bene integrale, ma insomma, niente di che. Il fornaio sotto casa, mica quelli che sembrano delle gallerie di arte moderna.
L'ho pagato 55 cent. Che al chilo fanno 5,50 euro. Mi fa un po' impressione.
Mi ci vorrà una mise adeguata, per sedermi a tavola stasera.

martedì 13 novembre 2007

Gatto (vita senza un)

Erò lì che mi facevo una pasta al tonno con i filetti di pomodoro. Ho aperto la scatoletta di tonno. Girarmi verso la porta, aspettando di veder arrivare sparata la sua coda grigia impennacchiata di speranza, è un gesto ancora automatico.
È davvero strano, davvero tanto strano aprire una scatoletta così, impunemente.

domenica 11 novembre 2007

Padelle roventi



Basta con le raffinatezze esotiche.
O meglio: ancora raffinatezze esotiche!
Stasera cena terrona: al mercato padano spuntano cesti di olive fresche pugliesi da friggere. E io me le friggo!
Dopo, salsiccia e friarielli, per stare in tema.

venerdì 9 novembre 2007

Pinchitos



La carne per i miei spiedini sta marinando pazientemente in questa miscela di spezie che somiglia moltissimo a quella che avevo usato per le Kofta che mi erano tanto piaciute, un po' di tempo fa.
Sulla scatolina (deliziosa) c'è scritto:
sale, origano, alcaveras (cosa sarà mai?), curcuma, coriandolo, cumino, pepe, anice, aglio, pepe di Cayenna, noce moscata, chiodo di garofano.

mercoledì 7 novembre 2007

Incubazione



Si cucina poco o niente, in questo periodo, e ci si nutre un po' come capita. Il che significa che si fanno fuori residuati da dispensa e si comprano cose, tipo il pesto pronto, che normalmente non albergano nel mio frigo.
In cambio si lavora un po', si dorme di giorno e si legge di notte. Sono stata anche a una mostra a Como, che mi ha fatto riflettere seriamente sull'opportunità di riprendere il mio piccolo lavoro di artista, totalmente abbandonato causa scoraggiamento ormai da un paio d'anni. Ma vedere questi lavori altrui mi ha, dannazione, fortemente incoraggiata. Speravo di essermela cavata mollando tutto, come al solito, ma poi no: ho riconosciuto dei fili che pensavo non valesse la pena di seguire, e che invece hanno portato altri a fare cose che mi sono piaciute moltissimo; e un paio avrebbero anche potuto essere mie, se solo ci credessi un po'. Sono in incubazione, quindi. Una condizione che mi inquieta e mi stanca ("pigra, sei pigra" mi dicono, e hanno ragione). La pigrizia letargica è sempre la mia prima reazione all'apparire di una sia pur vaga prospettiva di azione. Un sano rifiuto animalesco dell'attività, sia in quanto potenzialmente faticosa che in quanto foriera di valanghe di grane che ormai conosco bene.
Cerco di astenermi finché posso, ma poi, come tutte le incubazioni, verrà il momento in cui non si potrà far altro che lasciar fare il suo corso alla natura, e vedremo cosa mi porterà.
Vi offro come unico intrattenimento alimentare questa modesta polentina riciclata con gorgonzola, spinaci e stracchino, accompagnata da una insalatina di sedano di Verona e radicchio di Chioggia condita con gorgonzola: che fa pendant. Nell'insalata ci sarebbero state benissimo un po' di noci, casomai vi venisse in mente di farvela.

martedì 6 novembre 2007

Una vecchia questione


"... ma se non si fa niente, presto verrà reintrodotta la tassa sul celibato e, governo ladro, la multa per la spia che non piscia in compagnia.
Guardate con quale tracotanza muove il suo coltello sulla forma di taleggio il banconiere che vi sta servendo e che sa bene che siete Single: «Quanto gliene do?»
«Non molto.»
«Così?» e il coltello si ferma su una porzione formato famiglia numerosa.
«Un po' di meno.»
«Così?» e il coltello si sposta leggermente più in qua, ma la porzione è pur sempre per coppia con due figli, grandi, mangioni.
«La metà.»
«Ah, è a dieta.»
«Sì» risponde anche l'anoressico o l'emaciata più spinta.
Bisognerebbe invece avere prima il coraggio di dirgli «A dieta sarà lei e quella troia di sua moglie» e poi di fare il giro del bancone, strappargli il coltello, puntarglielo alla fronte e chiedergli "Va bene un pezzo così?» e giù di taglio.
Io non dico più niente, non ci ritorno più, sono stanco di buttare via roba che non ce la faccio a mangiare e mi ripugna l'obbligo di mettere il superfluo nel congelatore, detesto i cibi freschi congelati, anche se sono abbastanza realista da farmi piacere alcuni prodotti surgelati.
Comunque, per principio, il perfetto e la perfetta Single non rimetteranno mai più piede nel supermercato dove non tengono la confezione di burro da un etto, dove la confezione minima di fazzoletti di carta è di dieci pezzi e la rete di patate da cinque chili che già comincia a fare un caldo ma un caldo che fioriscono prima di arrivare a casa.
Che te ne fai di cinque chili di patate il 20 giugno? Te le tiri dietro e poi corri più forte di loro per farti centrare cantando Maledetta primavera?
No, no e poi no.
Meglio cantare Strangers in the Night."

Aldo Busi
"Il manuale del perfetto single"

giovedì 1 novembre 2007

la Gattina e i capperi



La gattina, in questi tre giorni, ha assaggiato: nasello e riso basmati (piaciutissimo), carne trita di manzo cotta (puah), cruda (piaciuta), tuorlo d'uovo (neanche parlarne), stracchino (yumm!), polenta (piaciuta con riserva), pappa col pomodoro (è dura scartare il pane e lappare solo il pomodoro), spinaci (si può fare). Pinoli (piaciuti); sui capperi l'ho vista molto, molto perplessa. Ieri sera un osso di stinco di maiale l'ha intrattenuta con sommo tripudio fino all'ora di ritirarsi nel suo posto preferito.