Lo zio Saltiel si era svegliato di buon'ora. Alla finestra della piccionaia che ormai da tanti anni gli serviva da abitazione e che era posata di sghimbescio sul tetto della fabbrica abbandonata, il vecchietto si spazzolava meticolosamente la redingote nocciola e cantava a squarciagola che l'Eterno era la sua forza e la sua torre e la sua forza e la sua torre. Di tanto in tanto si fermava per aspirare gli aromi che il vento marzolino spandeva sull'isola di Cefalonia.
(...)
Sul tetto, davanti alla finestra, c'era la sua colazione. Tre piatti. Un'oliva, una cipolla, un cubetto di formaggio. Prese delicatamente l'oliva e la mangiò con una crosta di pane raffermo. Fischiettò l'inno nazionale francese poi innaffiò il formaggio con qualche goccia d'olio e lo assaporò proteggendosi la redingote con la mano sinistra e approvando a occhi chiusi la squisitezza dell'aroma. Sul piatto della cipolla si posò una mosca. Lo zio Saltiel gettò il bulbo contaminato nella strada deserta, pronunciò la benedizione dei liquidi e bevve con affabilità e soddisfazione.
Albert Cohen "Solal"
lunedì 14 maggio 2007
Dicevamo: felicità.
E la felicità, lo sanno tutti, abita in Grecia.
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3 commenti:
Sì la felicità abita in Grecia, però un poco pure in Magna Grecia. anna
La felicità abita in Francia.
Più precisamente nel Quercy, sulle rive del fiume Célé dove è sempre estate, si fa il bagno nel fiume, puoi mangiare una sera il Pörkölt ungherese e quella dopo le sarde in saor e le notti sono piene di lucciole splendenti e di tende accoglienti.
Correva l'anno 1990.
C'è il problema che la Francia pullula di francesi. Però la felicità, si sa (in età adulta, lo si sa) ha sempre di questi inconvenienti nascosti.
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