giovedì 3 maggio 2007

Ancora riso




Direi che siete pronti per un altro po' di Aldo Buzzi (categoria lettteraria: Manna).
Niente di trascendentale, qua sembra uno scrittore normale. Ma per poter apprezzare il suo spirito superiore, bisognerebbe leggere tutto il capitolo (che comincia da lontano). Anzi: tutto il libro.

Ma dato che da qualche giorno si parla di riso, restiamo in tema:

Tornato sul Continente mi venne voglia di un piatto di riso in bianco come lo mangiavo da bambino a Firenze, nella villa Torriccia della cara zia Anna. Al cancello della villa c'era la casa dei portieri, che mi chiamavano "signorino", e in fondo al giardino un'altra costruzione, una specie di rustico che era il garage con sopra l'abitazione dell'autista, più tardi, in tempi meno facili, affittata a un pittore. La cuoca era di Greve, il paese del Chianti, e si chiamava Assunta. Era analfabeta, cosa allora abbastanza comune, una delle tante persone che vivevano tutta la vita senza leggere un rigo, ma per la cucina toscana, anche se non poteva consultare l'Artusi, era bravissima. A tavola eravamo sempre in tanti, come a Spartà, così il riso arrivava in un immenso piatto di portata che l'Assunta reggeva a fatica. Lo zio, a capotavola, era il primo a essere servito. Era il padrone. Assaggiava un boccone e dava il suo assenso all'Assunta, autorizzandola a servire gli altri.
Quando arrivava in tavola il pollo, dopo l'assaggio lo zio diceva, quasi costretto a ciò dal pollo stesso che per il suo sacrificio sembrava esigere una parola di riconoscente apprezzamento: «Il pollo è sempre pollo».


Il riso non era né un piatto toscano né un piatto complicato: riso in bianco, coi chicchi grossi, molto cotto ma non stracotto e condito con moltissimo burro e parmigiano. Era bianchissimo con qualche riflesso celeste, e buonissimo. Forse era merito del riso. Forse del burro e del parmigiano. Forse c'era un segreto dell'Assunta. Ho provato diverse volte a rifarlo ma come quello non mi è mai riuscito.

Un'altra caratteristica di quel riso è questa: tutti quelli che sedevano allegramente a tavola davanti al loro piatto di riso (Alessandro, Alex, il figlio minore degli zii - magro e con un grande pomo di Adamo, tratti caratteristici del forte mangiatore - ne prendeva una porzione enorme) sono, meno chi scrive, tutti morti, «se ne sono tutti andati» avrebbe detto Basilio Puoti. Anche l'Assunta cuoca, finita a Sesto San Giovanni, un posto senza colline, senza vigne, senza ulivi, senza cipressi, senza allori. E anche la bella villa Torriccia, demolita per costruire sul posto dei condomini.


Dice Eraclito l'Oscuro: «La stessa cosa sono il vivo e il morto, il desto e il dormente».


Aldo Buzzi
"Viaggio in terra delle mosche e altri viaggi"

Scheiwiller, 1987

2 commenti:

LaStè ha detto...

Buzzi lo riproponi...gatta ci cova.
Cosa ti lega a costui?
O, per ricihamare Fabiuz, non vuoi perderlo parlandone?

Esmé ha detto...

Sto solo cercando di farvi venire appetiti elevati, approfittando della vostra ingordigia! Un po' come si contrabbandano gli spinaci ai piccini, di straforo tra una polpetta e una frittella. Ma è per il vostro bene!
E poi mi sfogo, dato che qua posso permettermelo, mandando in onda il meglio che conosco.