domenica 27 gennaio 2008

Campagna


Ecco il regalo che mi hanno portato ieri, dritto dal podere. Mi sembra uno still life degno di Caravaggio. Il primo ovetto me lo sono pappato oggi per pranzo con immensa soddisfazione; il cucciolo di cavolo, se le lumachelle gentilmente me ne lasciano un po', stasera crudo, affettato a velo e condito, forse con l'acciuga forse no.


Il mazzo di erbe fragrantissime sarà subito tradotto in un bel vaso di sale aromatico, per conservarne i profumi e portarli con me a lungo. (Il mazzo mi segnala anche che in Toscana è già fiorita la calendula, e anche qualche capolino di lavanda).
Penso a due animali di mia conoscenza che abitavano al Poggione (un posto fantastico, apposito link sotto la voce Amici) e che non ci sono più. Chocky, la gallina domestica con una zampa sola che faceva il suo uovo in un certo barile e Macchia, il fiero cagnone che lo sapeva e se le andava a cercare. Ma certe volte riuscivo ad arrivare prima io.

sabato 26 gennaio 2008

Cena lupesca

Avevo comprato al mercato un mezzo pollastro da fare in modo civilizzato e perbene, in tegame con i peperoni. Poi erano le sette e mezza e la mia fame si è trasformata in qualcosa di atavico e incontrollabile, così l'ho fatto alla diavola e l'ho sbranato selvaggiamente con le mani. Ma credo che in mancanza di fuoco l'avrei spolpato anche crudo. Sto cominciando a non tenermi più. Sto cominciando a considerare con interesse l'idea che il sistema più rapido e anche soddisfacente per liberarmi dall'eccesso di ciccia sia affettarmi direttamente una chiappa, farmela arrosto e servirmela a cena.

venerdì 25 gennaio 2008

Polpette al nonnulla


Non aspettatevi chissà cosa: ma essendo a dieta rigida anche con miserabile un etto di carne, un pugno di spinaci e qualche fungo di plastica si riesce ad architettare qualcosa che può passare come un piatto abbondante e prelibato. Comunque abbastanza laborioso da dare l'impressione di aver cucinato, almeno.

Per 4 persone:

400 g di fesa di vitello macinata
40 g di spinaci lessati
1 limone non trattato
400 g di funghi champignons o altri freschi.
20 g di funghi secchi
timo
1 spicchio d'aglio
1 po' di brodo vegetale (se serve)
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
sale

Ammorbidire i funghi secchi in acqua tiepida per una decina di minuti.
Strizzarli e tritarli.
Tritare anche gli spinaci.
Mettere in una terrina la carne, il trito di funghi e spinaci, la buccia grattugiata di mezzo limone, un pizzico di sale e mezzo cucchiaio di foglie di timo tritate.
Lavorarlo con le mani formando delle polpettine piccole e rotonde.
Avvolgerle una per una in un quadratino di carta da forno bagnata e strizzata e cuocere a vapore per circa mezz'ora.
Scaldare l'olio in una padella, unire l'aglio tagliato a fettine e i funghi . Rosolare per qualche minuto, aggiungere il brodo se serve per portare a cottura.
Servire le polpettine ben calde accompagnate dai funghi.


(servizio fotografico provvisorio, quello buono dopo cena, se resisto)

mercoledì 23 gennaio 2008

Przml


È concepibile la vita senza prezzemolo? Giammai!
Eppure, per alcune popolazioni barbariche a poche (o molte, dipende dalle circostanze) centinaia di km da qua, esso è considerato un optional. Te ne mettono qualche foglia acciaccata nella borsa della spesa, come una elemosina, e se osi protestare ti guardano in cagnesco. Sbuffano e fanno i martiri se li metti a pulirne un pugnetto, denunciano sfruttamenti, vengono colti da malori esplicitamente fittizi.
Ma noi no: noi, in mancanza di apposita aiuola, abbiamo la nostra brava piantina di emergenza sul davanzale di cucina. Non sia mai che ci sia qualche carestia. Questa è incredibilmente sopravvissuta all'inverno, e comincia a buttare foglie nuove. Stranissimo: il prezzemolo non dovrebbe essere una annuale? Comunque sia, ci crediate o no, è ufficialmente primavera.

domenica 20 gennaio 2008

Parliamo d'altro


Ieri ho fatto una cosa che faccio solo in casi eccezionali: ho dato degli spiccioli a un mendicante. Aspettavo l'autobus, e vicino alla fermata stava seduto un essere avviluppato in una serie di giacche a vento e cappucci. Aveva con sé una scatola di mozziconi di pastelli e il solito cartellino "Un aiuto per mangiare grazie". Sembrava concentratissimo a disegnare su un foglio piccolo che teneva sulle ginocchia. Così ho guardato e ho visto un bel disegno, e non so perché gli ho lasciato un euro nel bicchierino. Ha alzato la faccia e mi ha ringraziata. Poi ho notato che aveva dei cartoncini colorati in una cartellina, con su il prezzo: erano dei segnalibri. Erano belli, disegnava proprio bene, così ne ho preso uno e l'ho pagato. Era anche plastificato per non sporcare i libri. Mi ha detto: C'è un po' di polvere. Gli ho detto: Sei bravo! e l'essere mi ha detto: Brava. Sotto i cappucci non si capiva, ho risposto.
Non mi piace dare l'elemosina. Ma ci sono questi esseri che non sono mendicanti, e non sono nel racket delle elemosine, e non sono zingari professionisti, e non fanno finta di avere bisogno dei soldi per il biglietto del treno per poi spararseli in eroina, e non sono né insistenti né lagnosi né rompiscatole: stanno seduti al freddo nel loro angolo, sanno fare una cosa e la offrono senza speranza. C'era una volta una vecchina, che stava spesso seduta fuori dalla Scala. Faceva dei mazzolini di fiori rubati dalle aiuole, di una bellezza commovente. Minuscoli, con una rosellina, due foglie, un ciclamino, una viola del pensiero, delle bacche, quello che trovava; fatti con cura, legati con nastrini recuperati, carte stagnole. Glieli compravo sempre. Il fatto di dare dei soldi a qualcuno che cerca di darti qualcosa in cambio rende meno penosa per me, più dignitosa la transazione.
Così adesso ho questo bel segnalibro che ho idea mi porti bene. Se la ribecco, penso che regalerò a quella ragazza le mie scatole di colori e i molti album che ho in casa, lei almeno se ne fa qualcosa. E magari anche qualche golf se li accetta, fa un freddo barbino quest'inverno.

sabato 19 gennaio 2008

Prove

Ieri sera ho superato la prova del fuoco: cena a casa di amici. Con immensa gentilezza la famiglia ospitante ha accettato senza batter ciglio le mie limitazioni dietetiche e dopo ampia trattativa ha allestito un roast beef (non so dove abbiano trovato un beef così immenso, era il pezzo di carne più monumentale che abbia mai visto), e le verdure che mi sono permesse. Uno degli amici (il mio abituale ex-compagno di vizi e di fritture) mi ha portato un finocchio. Tutto per me. Signorilmente ho persino accettato di cederne alcuni spicchi. La teglia di cannelloni di zucca l'ho svoltata sgranocchiando quello, e la torta di mandorle se la sono spolverata di nascosto - ratti come topi - mentre ero in bagno. Li ho trovati silenziosissimi davanti a dei piattini vuoti, con le guance da criceto: traditi da una briciola sul mento.
Grazie al cielo era presente una graziosa cagnetta dalle orecchie pipistrelliformi, la quale mangia solo una volta al giorno, di mattina. Quando ho azzannato il finocchio le sue appendici paraboliche hanno captato il rumore della masticazione e tutto il suo essere si è rivolto a me con una intensità di desiderio tale da farmi sentire una donna fortunata. Io avevo il mio finocchio, lei niente. C'era un essere ancora più miserabile di me, in quella stanza. Ciò mi ha ridato dignità e coraggio.
Ti penso con profonda solidarietà, Pimpa, sappilo. Il mio cuore è con te, e sopratutto lo stomaco.


Le rinunce veramente dure sono state il pane e il vino.
In effetti le privazioni ti insegnano, come è giusto, a rivedere la tua scala di valori. Mi era già successo con il denaro, quando tanti anni fa ho fatto il primo, vistosissimo salto in basso nella scala del reddito. Il primo anno fu tremendo, ma alla fine mi resi conto di quali fossero davvero le cose alle quali mi costava rinunciare, e non erano tante come pensavo. Di tante cose inutili che mi concedevo prima senza neanche pensarci ora non c'è quasi più traccia nei miei desideri.
Ora mi accorgo che riesco a immaginare di vivere (sia pur tristemente) senza alcuni piaceri, e la lista degli irrinunciabili quotidiani al momento è composta dal pane e dal vino. Siamo arrivati all'essenziale.

Come diceva la cara Bridget: giorni di strazio, 15. Chili persi, 3. Sigarette fumate: le stesse di prima (nessuna postcoitale).

mercoledì 16 gennaio 2008

Il piatto piange

Nonostante i buoni propositi di far finta di niente, di trovare il lato divertente e creativo della faccenda eccetera, non riesco proprio ad alimentare (ehm) questo luogo, in questo periodo.
Questo è un posto di gaudio e sollazzo, di tripudio e di celebrazione della pappa, e in queste settimane in cui il cibo per me è rinuncia e privazione mi è completamente passata l'ispirazione. Salvo il sognare i cantuccini, come è accaduto ieri notte, e svegliarmi masticando a vuoto.
Sono concentratissima nello sforzo immane di rimuovere l'argomento dai miei desideri, e vi assicuro che è un duro esercizio, che lascia pochi margini di manovra. Per riuscirci, è necessario che mi dedichi a tutt'altro. In questo momento mi documento meticolosamente sulla dietetica mondiale, mi immergo nello studio degli indici glicemici con la dedizione di un alchimista, cerco la Via per riuscire in futuro a togliermi la maggior quantità di sfizi possibile evitando di imbalenire. Esiste, ma va scovata in mezzo ai miliardi di stronzate che si pubblicano e si praticano in merito.
La mestizia ammanta il mio desco come una pudica nebbiolina dalla quale conto di riemergere tra un paio di settimane con addosso i miei vestiti dei tempi d'oro - o almeno quelli d'argento - e la ferma intenzione di restarci dentro, stavolta.

mercoledì 9 gennaio 2008

Esercizi di sopportazione

Giorno 5. Certosinamente mi sto dedicando all'esercizio di ricavare del cibo gradevole e abbondante dalle francescane materie prime che ho a disposizione. Ci si riesce. Sembra un po' di stare in tempo di guerra, versione di lusso. Prendendola come un sfida alla creatività, è anche divertente. Cerco di metterla così.
Ogni tanto, mentre sorbisco compostamente eleganti brodini costruiti con gambi di carciofo e funghi di plastica, si affaccia alla memoria la reminiscenza affettuosa di un pezzo di focaccia, di una fetta di provolone. Se sentissi il profumo di una madeleine inzuppata nel tè credo che avrei una crisi mistica, altroché À la recherche du temps perdu.

lunedì 7 gennaio 2008

A proposito (e non)

Un bel libro. La citazione l'avevo ricopiata quando ancora ero magra di natura; allora ero interessata alla parte in neretto. Ma l'ho ritrovata ora, e capita a (!) fagiolo.
"Fra parentesi vi dirò che dimagrire è facile, se il vostro unico problema è il peso: basta mangiare e bere la metà del solito. Se vi riempiono il piatto, lasciatene indietro metà; se dovete servirvi da soli, prendete metà dose. Dopo un po', se siete dei perfezionisti, potete dimezzare ancora questa razione. Quanto alla forza di volontà, ammesso che conti, dovete considerarla un fattore che non esiste mai al tempo presente, ma solo al futuro o al passato. Ad un certo momento avete deciso di fare o di non fare una cosa, e il momento dopo l'avete bell'e fatta o non fatta; la forza di volontà funziona così. (Soltanto in caso di tensione disumana sussiste al presente, ma questo è un altro discorso). Il consiglio ve lo do gratis: è compreso nel prezzo del libro."

Muriel Spark "A mille miglia da Kensington" Adelphi, 1994

Immagine di A mille miglia da Kensington

sabato 5 gennaio 2008

Visite

Stamattina è tornato il passero sul davanzale della mia finestra. Era bagnato fradicio, e prima di volare via mi ha dato una bella guardata con i suoi occhi intelligenti. Non lo vedevo da luglio. Non so perché, ma entrambe le volte che è venuto a trovarmi è stato qualche giorno dopo un momento difficile per me. L'insistenza con cui mi guarda mi dà da pensare. È come se volesse essere sicuro che ho capito il messaggio.
Gli ho sbriciolato una fetta biscottata, e l'ha spazzolata tutta. Un'altra per merenda - sparita anche quella. Spero tanto che si abitui e diventi un po' mio amico, o almeno cliente fisso al self service del davanzale.

Stasera pollo con peperoni verdi (quelli gialli e rossi posso solo in dosi omeopatiche). Una delle pochissime ricette "normali" che non devo adattare per la dieta, va bene così com'è.
La ricetta, semplicissima ma gustosa, è di Annalisa Barbagli "La cucina di casa del gambero rosso"

Pollo ai peperoni verdi

per due persone:
- quattro sovracosce di pollo senza pelle
- quattro peperoni verdi
- uno spicchio d'aglio
- un cucchiaio d'olio (voi potete metterne due)
- tre/quattro pomodori da sugo, spellati e tritati grossolanamente, oppure mezza lattina di polpa di pomodoro o pelati
- prezzemolo
- Un bicchiere di vino bianco
- un pezzetto di peperoncino (volendo). Io ci metto l'harissa.

In un tegame rosolare i pezzi di pollo con l'olio e l'aglio. Mondare i peperoni e farli a listerelle larghe almeno un pollice (nel senso di dito). Aggiungerli al pollo, insieme al pomodoro. Se la usate, metteteci anche due cucchiaini di harissa. Cuocere coperto circa 40 minuti. Se il fondo fosse ancora troppo acquoso far andare scoperto qualche minuto. Aggiungere il prezzemolo e il vino bianco, far asciugare per qualche minuto e servire.
In circostanze normali, a me piace accompagnarlo con il cous cous.

Penitenza

Ecco, ci siamo. Oggi ho iniziato la nazidieta.
Ieri sera cerimonia notturna di eliminazione fisica da casa di tutto ciò che non posso mangiare. Praticamente tutto, salvo carni magre, pesci e certe verdure (non tutte). Il mio frigo, opulenta grotta di Alì Babà , si è trasformato nella cella ascetica e virtuosa di una santa anoressica - scegliete voi quale, ce ne sono a bizzeffe.
Avviso i naviganti che per almeno un mese, forse due, sarò più insopportabile del solito. E che, se resoconti ci saranno, saranno di cene tristissime, o demenziali, o entrambe le cose.
Che nessuno, ripeto: NESSUNO si permetta di discutere la via che ho intrapreso. Non voglio sentire volare una mosca. Si accettano solo commenti di totale, incondizionato incoraggiamento, supporto e solidarietà.
Questa dieta si basa su principi ferrei e inderogabili, non sul conteggio calorico né sulle dissociazioni alimentari, e non è ammessa nessuna forma di sgarro; quindi il minimo incoraggiamento a indulgere in cose non scritte sul foglietto verde sarà considerato un tentativo di sabotaggio a tutti gli effetti.

Come tutti gli elenchi, anche il foglietto verde che ho appeso in cucina presenta aspetti curiosi.
Perché il cicorino sì, e il tarassaco no? Perché il tè sì, e la tisana al mirtillo no? La senape in polvere sì, e quella in vasetto no?
E anche disperanti omissioni: il topinambur non è menzionato, né la pastinaca, né lo zenzero. Non vi è traccia del sedano di Verona. Sui crauti si sospende il giudizio.
L'oracolo va interpellato e interpretato, davanti a ogni banco di verduraio. Alla luce del sospetto che in foglie e tuberi apparentemente innocenti si nasconda la sia pur minima traccia di carboidrati.
Stasera me la son cavata con una passata di broccoli, degli spiedini di scamone alla paprika, radicchio di Chioggia. Acqua. Ho una fame da lupo, che dovrò tenere a bada nottetempo armata solo di finocchi.
Ho dovuto rifiutare un invito a cena per domani. Sarebbe stata una prova inaffrontabile, conosco i miei limiti.
Mi sostiene il pensiero che ci sono già passata una volta, quindi ce la posso fare.

martedì 1 gennaio 2008