lunedì 27 agosto 2007

Ragguaglio

Sono un po' meno arrabbiata, ma sempre molto frustrata, parecchio imbestialita e irriducibilmente ansiosa.
Pare che tutto ciò non faccia bene al mio stomaco, che prosegue nella sua prima grande rivolta contro se stesso. Woody Allen mi ha scritto per complimentarsi e darmi il benvenuto nel Club dei Somatizzatori. Abbandonato il Maalox, ora mi ingozzo di tiglio, melissa, biancospino e fermenti vari. Le mie cene sono una sfilza di tristezze delle quali non mi sento di riferirvi. Lo so io cosa ci vorrebbe, altroché goccine! ma è roba che posso discutere solo con la camionista che alberga in me.
In biblioteca, oggi, ho reperito un libro di Mario Soldati che si intitola "Da leccarsi i baffi". E' una antologia dei suoi scritti alla ricerca di cibi, vini, olio, acqua. Mi pare promettente, cerco di consolarmi così.
Dopo la terapia della memoria sono passata a quella dell'ordine: domare il caos potrebbe darmi l'illusione di riprendere il controllo della situazione? Riferirò.

giovedì 23 agosto 2007

Reperti (1987)

Dietro suggerimento della cara D.ssa Pagnotta, oggi ho affrontato il malessere con la terapia della memoria. Trattasi di gettare qualche chilo di carta stagnante fuoribordo, e vedere se si galleggia meglio.
In effetti funziona, ma per motivi diversi da quelli enunciati dalla dottoressa. Comunque mi sento un po' meglio, e ravanando nei cassetti ho trovato questo per voi (se ci cliccate sopra si ingrandisce e riuscite a leggerlo).
Pare che l'argomento "Felicità" sia stato presente negli interessi dell'Autrice anche da cucciola.
Un afflato che pensavo più recente, frutto delle delusioni della maturità, e invece già allora sentivo il bisogno di annotare certi momenti e metterli in cascina; il che mi fa pensare a un presagio dei tempi difficili che sarebbero arrivati poi.
Ma forse erano già difficili allora.
Anyway, due cose rimarchevoli: 1) non avevo ancora un computer, che tenerezza; e 2) la felicità è per me inesorabilmente legata alla pappa.

mercoledì 22 agosto 2007

Sorry

Mi rendo conto, da qualche giorno vi ho mollato qua a bocca asciutta, ma anche oggi questo è il mio menu.
E sono così arrabbiata, frustrata, imbestialita, ansiosa e isterica che credo lo sarà ancora per un pezzo.
Quando mi è passata faccio un fischio.

lunedì 20 agosto 2007

C'è vita su Marte

La città sembra ancora deserta. Ma poco fa ho aperto la finestra (pioggia battente, temperatura autunnale) e ho percepito chiarissima una zaffata di brasato.
Sono tornati.

sabato 18 agosto 2007

Il pane di segale

La lavorazione è stata mostrusamente fastidiosa, ma il pane è venuto molto bene. Anzi, finora il pane che mi è venuto meglio.
Io però giaccio e languisco in preda a un inspiegabile malessere, e ho cenato a Maalox.

venerdì 17 agosto 2007

Polpettone del venerdì 17


Stasera polpettone, che ho messo su poco fa accuratamente calcolando di mangiarlo tiepido. E cercherò di accompagnarlo con dell'insalata che ho comprato per forza e guardato in cagnesco già ieri sera a cena, prima di spedirla sana sana nella rumenta.
Non ho voglia di verdura. E' sempre più chiaro che io mangio per capriccio, per gola e per compensazione e la verdura, a meno che non sia fritta o variamente elaborata in modo insano, non assolve a questi bisogni. Come faccio a cambiare bisogni? Dovrebbero succedermi molte cose, e nessuna di queste balugina all'orizzonte.
Per cui, polpettone e amen.
Ho molti pensieri per la testa in questi giorni, pensieri favoriti dalla dolce inattività e dal silenzio in cui sono immersa, ma nessuno di questi pensieri riguarda il cibo, per cui mi tocca tenermeli per me.
Ma voi ci siete, vi vedo sottoforma di numerini e vi sento annusare qua nei dintorni, verso ora di cena. Chissà, un giorno parlerete anche.

mercoledì 15 agosto 2007

Delusioni ortofrutticole

Torno a casa dopo cinque giorni e trovo che il mio (unico) fico, coccolato pazientemente per mesi e mesi, ha pensato bene di arrivare a maturazione, giacere a terra e ammuffire esattamente mentre non c'ero. Brutto colpo.
In cambio, la pianticella di peperoncini ha iniziato a produrre. Ma sono viola! Che roba è mai questa? Mai visti, se non come ornamentali. Come ce la faccio l'harissa coi peperoncini viola?

venerdì 10 agosto 2007

Natività


Piove e fa freddino? Il mare è sporchino e le famigliole imperversano in spiaggia? La cosa non mi tange.
Perché qua a Villa Kef, sotto al tavolo di cucina, c'era una sorpresa ad aspettarmi in premio per questa partenza così poco entusiasta. Una famiglia di 4 gatti rosa (più un soriano) nati da sei giorni. Cosa potevo chiedere di meglio? Un intrattenimento 24h che non mi fa proprio rimpiangere le fatiche dell'abbronzatura.
C'è da scoprire il sesso di tutti quanti - discreta impresa - , c'è da contare codine e rimirare polpastrelli rosati nuovi di pacca, c'è da incantarsi a vederli riempirsi di latte e dormire aggrovigliati, e poi svegliarsi e formare la famosa Palla di Gattini (organismo in perpetua formazione, tendente a stare tutti al caldo e al centro). C'è da complimentare e coccolare mamma Lulù, alla sua prima gloriosa maternità, portata con estrema eleganza ed evidentissimo piacere.

mercoledì 8 agosto 2007

Buone vacanze.


Inutile dire che domani è il mio giorno di partenza per giorni quattro (4) al mare, se già si può chiamare mare quello della Liguria anche senza la favolosa perturbazione che è arrivata oggi, e se ne andrà esattamente il giorno previsto per il mio ritorno a casa.
No comment.

martedì 7 agosto 2007

Spanakotyropita



Ieri sera gradevole e non impegnativa cena pseudo-greca per amica vegetariana (e, ahimè, astemia, il che significa che mi sono scolata una bottiglia intera).
L'idea era di limitare le calorie, dato che lei è una che ci tiene, e io sono una che ci terrebbe, in teoria. O dovrebbe tenerci, mettiamola così.
Le ho fatto un classico tzatziki, una insalata di zucchini e carote a nastri con aceto di mele e pepe rosa, che non c'entra niente ma ci stava bene, una bella teglia di torta di spinaci e feta e delle pesche, anzi: delle percoche grigliate al forno con yogurt greco, miele, cannella e mandorle.
Non ci penso quasi mai, al dolce, quando invito qualcuno a cena, e sbaglio! E' sempre molto gradito. Devo dire che queste pesche erano buonissime.
Le percoche non le avevo mai capite bene. Mi amor me le fece assaggiare messe a fette in una brocca di vino bianco, e mi raccontò che il suo babbo le amava così. Si mangiavano le pesche, e poi si beveva il vino. In effetti sono meno saporite delle pesche gialle, o forse solo meno zuccherine, e nel vino ci stavano benissimo: lo lasciavano solo profumato di pesca, non addolcito troppo.
Ma al forno hanno rivelato la loro tempra: sono rimaste tostissime, stagne, e si sono lasciate grigliare ad alta temperatura senza soverchie svenevolezze. Anche lo yogurt è stata una sorpresa: non si è sciolto, come mi aspettavo, ma ha fatto come uno strato di mousse solido, che prossimamente conto di sperimentare anche sul salato.

la Spanakotyropita (non so se ortodossa o meno) è facilissima e rapida:

una confezione di pasta philo (6 fogli)
500 gr di spinaci
250 grammi di feta
1 uovo
sale, pepe
so che ci andrebbe l'aneto, ma è un sapore che non gradisco.

Gli spinaci si lessano, si strizzano, si tritazzano, si mescolano con tutto il resto.
Si stendono tre strati di pasta un velo alla volta nella teglia, ungendo ciascun foglio con l'olio (io uso uno spruzzatore, ma chi vuole spennellare spennelli).
Si mette il composto, si rimbocca la pasta che sborda, si livella e si copre con gli altri tre fogli, sempre unti uno ad uno. Si taglia a quadretti e si mette in forno a 180° (veri, misurati col termometro da forno) per mezz'ora. Botta finale di temperatura, se la si vuole più abbronzata.
Si mangia tiepida.
Se volete l'avanzo per il giorno dopo, conviene farne due teglie.

Non so mica se in Grecia si fa con la pasta philo. Nei chioschi in giro l'ho mangiata in genere fatta con una sfogliaccia bisunta, ma non avendo mai avuto il piacere di mangiare a casa di mamme greche che cucinano bene, sospetto che la facciano con la philo o altra pasta leggera, croccante e non unta.

domenica 5 agosto 2007

Conserva di pomodoro


Quando faccio la salsa è l'unico momento in cui la mia dotazione di pentole da max due persone rivela tragicamente i suoi limiti. Vorrei avere un pentolone di quelli che ci si cuoce dentro un bambino intero, invece che arrabattarmi a fare sei chili di pomodori in due riprese, con relativo risciacquo di pentole a metà percorso, tempi raddoppiati e fastidi vari. Vorrei una salsa di pomodoro epica, una giornata o anche due a sudare nella calura di agosto, rimestare con enormi cucchiaioni, invasare, schizzi di pomodoro ovunque, e finire stanchissimi dicendo mai più.
Comunque, poichè la salsa non è salsa se la si fa da soli, almeno mi sono fatta aiutare da un mio amico, come vedete espertissimo.

Per Piperita, che voleva la ricetta: la conserva per l'inverno io la faccio come mi ha insegnato la Armida, una autorità in materia.

Per circa 10 vasetti da 250 grammi occorrono:
circa 6 chili di pomodori perini
tre cipolle di Tropea
basilico
due pentole grandi per la salsa
una pentolona per sterilizzare i barattoli
passaverdura e schiumarola

Lavo bene i pomodori, levo la calottina superiore, li taglio a metà e poi a pezzi, lasciandoli cadere in una delle pentole grandi. Faccio a pezzi le cipolle e cuocio tutto insieme finché non sono un po' sfatti.
Nel frattempo sterilizzo i barattoli vuoti e i coperchi per almeno 20 minuti dal bollore, completamente coperti d'acqua. Li estraggo con una pinza e li metto capovolti su un telo pulitissimo.
Con la schiumarola prelevo i pezzi di pomodoro e cipolla e li passo con il passaverdura (disco medio), lasciandoli cadere nell'altra pentola grande. Cuocio fino alla densità desiderata, che nel mio caso è molto densa, aggiungendo qualche rametto di basilico.
Riempio i vasi evitando sbrodolamenti e li rimetto a bollire per altri 20 minuti.

E' evidente che il risultato dipende dalla qualità dei pomodori. Di quelli di oggi non sono soddisfattissima, sono un po' amarognoli e anche troppo acquosi (verranno meno dei 10 vasetti dell'anno scorso). Ma ieri il mercato era già post-esodo, e cara grazia che li ho trovati.
Vorrà dire che la seconda serie la farò a fine mese, con materia prima più soddisfacente.
In cambio ho trovato dei peperoncini molto promettenti, particolarmente cicciuti, con i quali spero di produrre dell'Harissa di buona qualità.

Questo è il mio film mentale quando faccio la salsa (audio e video): vedo come se fosse oggi la spiaggetta di Lingua (quando ancora... vabbè, inutile dettagliare. Era il 1977, e ciò basti), verso il tardo pomeriggio. Vedo un bidone da kerosene ergersi come un totem sulla spiaggia, con sotto un fuoco acceso. Sta là da giorni, mi pare. Vedo Adelina Laurìa, nella sua nera minuscolezza, andare e venire instancabile dal magazzino con gerle di pomodorini a grappolo, e con essi nutrire il mostro. Vedo Peppino Laurìa, grande e grosso, in canottiera, che rema alla chetichella verso il largo sulla sua barchetta cercando di svignarsela, e Adelina infurentita che lo chiama ai suoi doveri di fuochista: Peppiiiiiiiiiino! Peppinolauriiiiiiiiiiiia!
Nome e cognome.
Perché non vi siano malintesi.
Adelina e Peppino, quando ci affittavano la casa sulla spiaggia, dormivano nella capperaia.
Avevano sposato credo due figlie in Australia.
Di Salina ho stampati nei neuroni dei sapori pazzescamente buoni. C'è quello dei pomodorini e delle cipolle dolci, quello dei ricci e di acqua di mare nel naso- dal tanto immergersi per prenderli - che si mescolavano insieme in un boccone delizioso. I fichi d'india pelati e ghiacciati, che comparivano come per magia la mattina presto sul tavolo. C'è l'odore misterioso dei capperi messi a salare nel magazzino buio, dei fichi verdi e neri. Del caffè in ghiaccio, delle sarde a beccafico, della parmigiana di melanzane più buona dell'universo. Una cernia al forno e un minestrone di primavera, certe verdure cresciute nell'orto del paradiso che mi commuovono ancora , a pensarci. Mi ricordo come deliziosi anche certi orrendi totani bruciacchiati sul braciere a bordo, di notte, anche se la Armida mi rammenta che feci scene spaventose quando li vidi tirati su con l'ontraco, quegli occhiuti mostri marini, e ammazzati per le spicce e mangiati là per là.
Mi si domanda poi perché adesso sono tanto schizzinosa in fatto di luoghi e villeggiature.

venerdì 3 agosto 2007

Pummarola e sensi di colpa

Come sempre, i buoni propositi sono i primi a cadere sotto la pressione della pigrizia.
Altroché pummarola: oggi mi sono svegliata a mezzogiorno, ho sciabattato fino all'edicola (mt 200, quella a mt 50 ha chiuso per ferie: con il che, considero espletata la mia quota di attività fisica quotidiana). Ho passato il resto della giornata non so come, salvo che mi sono addormentata credo più volte mentre, in pieno pomeriggio, guardavo una bella intervista a Billy Wilder sul satellite. Posso dire che sia Billy Wilder il mio regista preferito? No. Ma non so se è il secondo o il terzo. Il primo è senz'altro Howard Hawks, e poi c'è anche George Cukor in ballo.
Comunque.
Riscossami dal pisolo, per dare un senso allo scampolo di vita diurna che restava, mi sono cimentata nel mio primo esperimento di cucina scic: ho improvvisato una gelatina di pomodoro. Perché mai? direte voi. Mah. Sono quelle idee balzane che ti vengono quando ti aggiri in abbigliamento sommario in un pomeriggio estivo, snasando nella dispensa, e cominci a concepire i piaceri dell'ora di cena.


Ma ora, mentre scrivo, mi rendo conto della vera motivazione a un piatto così poco in linea con le mie tendenze: perché pur sempre di pomodoro si tratta, e il mio stramaledetto subconscio, che funziona come un orologio svizzero, ha trovato modo di fare pesare al mio povero conscio sovraccarico che non avevo messo in atto il programma di ieri.
Sembra venuta bene.
  • 250 ml di succo di pomodoro (fresco)
  • 2 fogli di colla di pesce
  • 15 gocce di tabasco
  • 1 cucchiaino di aceto aromatico (mi piacerebbe avere quello di pomodoro, ma non so dove si trova)
  • mezzo spicchio d'aglio
  • sale
Spellare due o tre pomodori maturi (io ho usato i cuore di bue), passarli nel passaverdura per eliminare i semi.
Sciogliere la colla di pesce in un po' del succo.
Intiepidire il resto del succo, e poi incorporare la gelatina.
Salare, spremere l'aglio con lo spremiaglio, aggiungere il tabasco e l'aceto.
Mettere in due coppette in frigo finché si è solidificata.

Nel frattempo, placata la colpa e chiusi i conti con Herr Doctor Freud, alla faccia delle gelatine da signorine, credo che per cena mi farò una robusta pasta con tonno, cipolla e trucco, che sono secoli che non arrotolo spaghetti. Lo so, l'idea del miele sembra schifosa, ma giuro che non lo è.

Per due (se siete due. Se no, per uno smodatamente affamato o esoso)
  • 1 grossa cipolla bianca, o 2 piccole
  • 140 gr di tonno di buona qualità
  • 5 o 6 pomodori perini maturi
  • 1 cucchiaino (ino) di miele amaro (per es. castagno)
  • 200 gr di pasta (ognuno ha la sua preferita)
  • origano

Affettare la cipolla sottile ma non troppo (3mm) e metterla ad appassire in padella con un po' d'olio extravergine.
Nel frattempo sbollentare i pomodori, pelarli, togliere i semi e sfilettarli per il lungo.
Buttare la pasta.
Aggiungere i filetti alla cipolla, quando questa sarà appassita.
Aggiustare di sale.
Quando anche il pomodoro sarà morbido ma non sfatto, aggiungere il tonno spezzettato e un cucchiaino di miele e l'origano.
Scaldare un paio di minuti e condire la pasta.

E adesso, mi viene in mente anche chi mi ha insegnato questa pasta semplice che mi piace tanto.
Me l'ha fatta una volta Antonello, in una estate di circa trent'anni fa. A Salina. Non so chi l'avesse insegnata a lui, mi piacerebbe saperlo, glielo chiederò. Mioddio, trent'anni fa ero già una ragazza.


giovedì 2 agosto 2007

Le vacanze degli altri (1)


Gli Altri partono, e vanno in Grecia. I maledetti. Poi tornano, e mi portano doni consolatori, per fortuna. Così ho la mia coroncina di pomodori secchi, il mio origano vero - profumo che esplode, handle with care - e anche una porzioncina di trito ancora di pomodori secchi, che mi terranno compagnia per l'inverno.


E poi due barattolini di frutta in sciroppo che mi pare pregiatissima (amarene e micro arancine amare), che forse ci staranno bene sul gelato?
Assaggini di paradiso.

Programma: domani mi metto a fare la pummarola; la stagione è anticipata e i perini al mercato hanno già la faccia giusta. Fare la salsa di pomodoro mi piace, mi diverte, e mi fa sentire bene. Soddisfa il mio istinto da marmotta, che vuol sapere che la tana per il letargo sarà dotata di ogni comfort.

mercoledì 1 agosto 2007

Bunny in a bag

Parafrasando le mie patatine preferite (chi ha da intendere intenda), ho infilato in a bag dei lombi di coniglio, del prosciutto crudo tagliato a bastoncini spessi, delle olive (toscane, non taggiasche, ma sono lo stesso tutto nocciolo e niente ciccia: a noi masochisti ci piace così), abbondante timo fresco, poco rosmarino e un paio di cucchiai di vino bianco. Ho cacciato tutto in forno, approfittando della tregua alla canicola. Più leggero di così non esiste, però molto soddisfacente. Ricomincio con tripudio ad assumere del cibo diverso dal riso e yogurt con cui mi sono sostentata in questi giorni di espiazione e disordini assai poco esistenziali.