giovedì 13 settembre 2007

Giovedì, mercato.

Al supermercato, mi metto in coda dietro a una donnona tinta bionda, con delle meravigliose sopracciglia nere dipinte col pennello.
La sua spesa: tre lattine maxi di birra, sei cartoni di similtavernello rosso e una bottiglia di wodka di bassa qualità.
Indovinate di che nazionalità era?

Io ero entrata per comprare il caffè.
Inutile dire che sono uscita con una borsa da 30 euro.


Passo da mia madre nel primo pomeriggio per un pronto soccorso computer.
La trovo che smadonna davanti a una montagna di alici diliscate e sfilettate, e a una quintalata di seppie da pulire. Al mercato non è prevista la dose per due, prendere o lasciare.
"Lo faccio adesso se no stasera mi fa schifo"
Scopro che anche lei, come me, se deve proprio pulire e cucinare il pesce, non può farlo a ridosso del momento di mangiarlo. La nostra memoria olfattiva familiare deve avere il tempo di scindere l'orribile odore da quello che abbiamo nel piatto, pena l'inappetenza assoluta.
(La foto del cadavere l'ho rubata. Non ci sono alici in questa casa onorata, né vive né morte. Stasera pollo arrosto).

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