"La peonia è il capolavoro dei cinesi. E, bisogna aggiungere è la massima sublimazione del cavolo: guai se nella manifestazione più alta non si percepisse anche un’ombra della più infima. Mi è difficile esprimere la grande passione che ho per le peonie [...] ".
Questo dice il mio adorato Ippolito Pizzetti a proposito delle peonie. Passione che condivido del tutto. Botanicamente non so se sia esatto, ma certo sotto il profumo intenso e soavissimo di questi fiori si percepisce una nota "bassa," carnosa, commestibile.
Passo questi giorni di convalescenza in casa e sono contenta di poterlo fare, perché sarebbe un vero dispiacere allontanarmi dal meraviglioso mazzo di peonie bianche e rosa che mi ha portato la mia mamma per il mio compleanno. È una bellezza che cambia di ora in ora, e ha bisogno di spettatori dediti e adoranti. Le piccole sfere compatte che si aprono e dispiegano i petali accartocciati, esplodendo in fiori enormi e sontuosi nel giro di poche ore. Bellezza tutta per me, e non ne voglio perdere nemmeno un minuto.
E mirando e osservando, ad un animo poetico e sublime come il mio - come sapete portatissimo per la pura contemplazione e l'afflato spirituale - come può non sovvenire una similitudine? Oggi, fotografando il burroso cuore della peonia bianca ho capito cosa mi ricordava. I petali esterni chiusi a coppa, stretti intorno all'interno, lussuoso segreto. La sottile pelle sferica che contiene appena la ricca sostanza cremosa. Anche se definire "infima" la burrata sarebbe un'eresia, che né io né Pizzetti commetteremmo mai.
(La foto della burrata è un furto dal web, mi perdoni l'autore che non so più chi sia)