domenica 29 agosto 2010

Ristrutturazioni

C'è qualcosa che non va nelle statistiche. All'inizio di questa estate interminabile, ho letto più volte sui giornali che il 58% degli italiani quest'anno non sarebbe andato in vacanza per mancanza di soldi.
Poi ho guardato fuori dalla mia finestra, nel mezzo di questa interminabile estate, e ho contato le finestre accese verso sera: nel mio cortile eravamo in due, in quello accanto una, tutto intorno il buio assoluto. Ne deduco che, per compensare questa anomalia, mentre tutta Milano era in vacanza l'intera popolazione di Napoli è rimasta a casa.
Io ho tenuto duro, e ho cercato di lavorare per operare dei cambiamenti - possibilmente in meglio - della mia situazione abitativa ed esistenziale. 
Cambiare non è facile, sopratutto cercare di cambiare il punto di vista a cui si è molto abituati, ma questo è ciò che mi sto esercitando a fare. Ovviamente la ristrutturazione di quelli che ho imparato a chiamare "pensieri disfunzionali" non è affatto una passeggiata, e l'esito per ora è assai labile. Più proficua quella della mia cucina, che dopo moltissimi rimuginamenti, disegnini, conticini, buchi nel muro e avvitamenti, alla fine ha assunto un assetto diverso e si spera più efficiente.
La pattumiera, per dire, che per vent'anni è stata in bella vista con mio sommo fastidio, ha trovato posto sotto il lavello, come in tutte le case civili e perbene. Ci sono scaffali nuovi, e il tavolo ha cambiato posizione. Il che significa che ora butto per terra palate di bucce di patata - i miei automatismi continuano a portarmi verso il punto dov'è sempre stata la pattumiera - e che ceno come un'anima in pena ogni volta su un lato diverso del tavolo, non avendo ancora trovato la "mia" nuova posizione. 
Ma mi assicurano che con l'esercizio si creeranno nuove abitudini più funzionali, e che in queste finirò per sentirmi comoda, prima o poi. Magari guarisco anche, chissà. 
Ma tornando alle statistiche, per fortuna l'altra finestra accesa del mio cortile mi ha portato su le pesche ripiene: un suo grande classico di metà agosto, che mi ha confortata moltissimo sulla continuità eccetera.

  • 4 pesche bianche, grosse e sode
  • 3 amaretti artigianali morbidi
  • 100 gr circa di cioccolato fondente amaro
  • 1 tuorlo d'uovo
  • un paio di bicchieri di vino rosso
  • 1 pezzetto di cannella
Tagliare a metà le pesche, togliere il nocciolo e scavare un po' di polpa.
Metterla in una terrina con gli amaretti sbriciolati, il tuorlo d'uovo, il cioccolato precedentemente sciolto. Niente zucchero, casomai vi venisse il dubbio.
Riempire le mezze pesche con il composto, metterle in una pirofila e aggiungere sul fondo il vino, un cucchiaio di zucchero e il pezzetto di cannella.
Infornare  a 160° e cuocere quanto basta perché le pesche diventino morbide ma sode. Negli ultimi 5 minuti alzare la temperatura e brunire il ripieno. Servire a temperatura ambiente con la loro deliziosa puccetta.

venerdì 13 agosto 2010

Contrasti

Torno dopo tanti mesi, e torno perché ho preso l'impegno di farlo. Fa parte della cura, quindi non si discute: si fa. Servirà, non servirà, non importa.
Torno con un piatto di casa che adoro, e che è perfettamente rispondente al clima della mia metropoli silenziosa, a metà di questo interminabile agosto: temporali gelidi e squarci torridi nelle pause.
È una ricetta della mamma di Rubina. Non so chi sia Rubina, non conosco la sua mamma, la ricetta l'ho adottata anni fa in un sito che allora mi piaceva, ed è rimasta per sempre nel mio menu domestico. Ho lasciato il titolo originale: chissà perché "spagnolo"?
L'accostamento di ingredienti è inconsueto, e a leggerlo sembra un'accozzaglia mal combinata. Si sa che ognuno ha le sue fisse, ma io, per dire, non avrei mai messo una salsa di pomodoro crudo sopra un riso condito con il burro. E invece no! Alla prima forchettata, mi sono tornate in mente le deliziose pastasciutte della mia infanzia (lombarda), sulle quali un bel pezzo di burro crudo si scioglieva sopra la salsa di pomodoro, arrotondando meravigliosamente il sapore. 
Un altro accostamento che, a leggerlo, proprio non mi convinceva è il limone sopra al pomodoro: e invece ci sta benissimo.

Perché riesca bene, un po' come per altre cose apparentemente semplici, bisogna stare attenti a tanti piccoli dettagli, che trascurati vanificherebbero il risultato. Usare un riso amidaceo non fa lo stesso, non asciugare bene i pomodori è imperdonabile, non scaldare i piatti è fatale. Io ve l'ho detto.


Riso caldo e freddo spagnolo

Ingredienti per 4 porzioni:
  • 300 g. di riso a chicco lungo (Gange, Thai, Basmati)
  • burro
  • 8/10 pomodori ramati sodi e ben maturi
  • olio extravergine
  • succo di limone
  • sale
  • pepe nero 
Spellare i pomodori, privarli dei semi, salarli e metterli a scolare. Quando avranno perduto la loro acqua di vegetazione, passarli al frullatore per ottenere una salsa densa, vellutata e assolutamente priva di acqua. Prepararla con un paio d'ore di anticipo, e conservarla in frigo.
Preparare una emulsione di olio, limone, sale, pepe.
Lessare il riso in abbondante acqua salata, scolarlo molto bene e condirlo con il burro.
Intanto scaldare i piatti.
Comporre rapidamente ogni piatto con uno strato di riso caldissimo appiattendolo bene, e uno strato spesso di salsa di pomodoro molto fredda.
Condire con la citronnette e servire immediatamente.
È importante mangiare questo riso senza mescolarlo, prelevando  con la forchetta ogni boccone dal basso verso l'alto, perché la sua particolarità sta nel contrasto di sapori e di temperature.
Mi scuso per la foto, che è quanto di meno appetitoso. Non so ancora usare la macchinetta nuova, imparerò.